I GIOCHI DELLA GABBIANELLA

                         

 

La sera, quando il bazar chiudeva, Diderot sfogliava libri su libri cercando un metocdo con cu Zorba potesse insegnare a volare alla piccola gabbianella.

"Il volo consiste nello spingere l'aria indietro e in basso. Ottimo. Sappiamo già qualche cosa di importante" sussurrava Diderot con il naso infilato nelle pagine.

"E perchè devo volare?" strideva Fotunata con le ali ben strette al corpo.

"Perchè sei una gabbina e i gabbiani volano" rispondeva Zorba. "Mi sembra terribile che tu non lo sappia!"

"Ma io non voglio volare, non voglio nemmeno essere un gabbiano" replicava Fortunata "Voglio essere un gatto e i gatti non volano"

 

"Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. E' acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali" miagolò Zorba.

La gabbianella spiegò le ali. "La pioggia. L'acqua! Mi piace" stridette.

"Ora volerai, il cielo sarà tutto tuo " miagolò Zorba.

"Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono. Non ti dimenticherò mai, e neppure gli altri gatti" stridette lei con metà delle zampe fuori della balaustra perchè il  suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibristi

(da Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Luis  Sepulveda, 1995, Salani)

 

per giocare  con la Gabbianella e i suoi amici

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