L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI

di  Jean Giono

TORNEO DI LETTURA 2011

Libro   Selezioni   Finale

 

 L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI

 

Durante una delle sue passeggiate in Provenza, Jean Giono ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane. Nonostante la sua semplicità e la totale solitudine nella quale viveva, quest’uomo stava compiendo una grande azione, un’impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future. Una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta "come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione".

 

"Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile."

 La storia ha inizio nel 1910, quando il giovane narratore intraprende un'escursione  solitaria attraverso la Provenza, in Francia, arrivando fin vicino alle Alpi.

Il narratore finisce le scorte d'acqua in una vallata deserta e senza alberi, dove cresceva ovunque solo lavanda selvatica, senza alcun segno di civilizzazione, eccetto un villaggio ormai abbandonato, con case diroccate e senza l' ombra di popolazione.

Il ragazzo incontra un pastore di circa cinquant' anni, assieme al suo gregge di pecore, che gli permette di bere dalla sua borraccia. Questo individuo è un tipo piuttosto silenzioso.

Curioso riguardo al pastore e alla sua vita da eremita, decide di restare presso di lui per alcuni giorni.

 

Il pastore, che si chiamava Elzéard Bouffier, divenuto vedovo, aveva deciso di migliorare il luogo desolato in cui viveva: voleva far crescere una foresta e aveva iniziato a piantare, senza che nessuno lo sapesse,  un albero per volta. Aveva  piantato oltre 100mila querce, e poi faggi e betulle.

 

Dopo tre giorni il  narratore torna a casa e più tardi si arruola come soldato nella prima guerra mondiale.

Nel 1920, traumatizzato e depresso, l'uomo torna a cercare il pastore e con sorpresa  vede migliaia di alberelli in tutta la vallata e nuovi torrenti dove non scorreva più acqua da anni.

 

La vallata riceve anche la protezione ufficiale molte persone tornarono ad abitarla.