IL RE DEI VIAGGI, ULISSE

di Roberto Piumini

TORNEO DI LETTURA 2009

IL RE DEI VIAGGI, ULISSE

 

Roberto Piumini narra in questo libro alcuni degli episodi più famosi dellOdissea e così inizia la sua rilettura: “A quei tempi, in verità, non erano molti a viaggiare… Ma quelli che viaggiavano, viaggiavano davvero… E per qualunque guerra fossero partiti, tornavano per la pace…”
 

R. Piumini, Il re dei viaggi, Ulisse, Nuove Edizioni Romane

        Un brano del libro:


Poi Nausicaa e le compagne si alzarono e si divisero in due squadre, gettandosi una palla di cuoio Ulisse, nel suo sonno segreto, sognava il suono di voci nella casa di Itaca. Sognò le voci di altre ragazze, ancelle della dea, che giocavano su un’altra spiaggia, al Circeo, mentre i suoi compagni felici alzavan le coppe al sole. E sebbene li sognasse vivi, Ulisse ricordò averli tutti perduti, e gli occhi ancora chiusi gli si riempirono di lacrime: allora si svegliò. E nel confuso alone delle lacrime e dei rami fitti, vide le ancelle e Nausicaa, bella fra tutte, correre su e giù lungo la riva del fiume, e sentì come per la prima volta le loro voci squillanti.
- È lì?
- No, non c’è!
- È nel cespuglio, allora!
- Ci dovremo pungere tutte, per riprenderla!
Piuttosto che stare lì dentro, ad aspettare che lo scoprissero come un cinghialetto spaventato, Ulisse raccolse la palla, fede due passi e sporse il braccio dal groviglio, per offrirla a chi la cercava.
Sentì strilli di sorpresa e spavento, e vide le vesti bianche disperdersi oltre gli alberi, come nuvole a un vento improvviso.
Ulisse, piano piano, fece un altro passo, e usci dal folto, mostrandosi interamente, tutto coperto di incrostazioni di sale, foglie, sabbia e terriccio: e teneva la palla davanti a sé come un dono, o una scusa. Guardò Nausicaa.
- Io non sono un cespuglio, giovane dea - disse con voce calma e rispettosa. - E, sebbene lo sembri, non sono nemmeno un mostro della terra o del mare, venuto a spaventare e dare tormento...
Da dietro gli alberi, le ancelle di Nausicaa rabbrividivano, sussurravano, e chiamavano prudenti la loro signora: ma Nausicaa restò dov’era, aspettando altre parole.
- Io sono naufragato qui, su quest’isola benedetta e sconosciuta, venendo da tante e tanto grandi sciagure, dea gentile, che ti sembrerebbero impossibili se te le volessi raccontare. Ma grande è la bontà degli dei, se mi concedono un volto come il tuo, dopo i graffi e il gelo della tempesta. Il mio nome, giovane dea, è...
Ma Nausicaa alzò la mano e lo interruppe:
- Ospite sfortunato, lo dirai solo quando io potrò vedere il tuo volto, e associare veri lineamenti. Il tuo nome sarà quello di un volto umano, come il mio, giacché io non sono una dea. Ma ora lascia che faccia il mio dovere di ospite.
Con voce ferma e dolce chiamò le ancelle:
- Care amiche, non siate spaventate dall’aspetto di questo uomo: ha parole nobili, e sguardo di valore.